DALLAS COWBOYS

il paradosso della ricchezza – successo finanziario, fallimenti sul campo e un proprietario intransigente

I Dallas Cowboys sono oggi la franchigia più ricca dell’NFL e dello sport mondiale, con una valutazione stimata di 12,8 miliardi di dollari. Tuttavia, questa fortuna non si traduce in vittorie sul campo: la squadra non conquista un Super Bowl dal 1995, e il gap tra valore economico e competitività resta inquietante.

IL SUCCESSO FINANZIARIO

Jerry Jones, proprietario dal 1989, ha trasformato un investimento di 140 milioni di dollari in una macchina da guerra commerciale valutata oggi 85 volte tanto.

AT&T Stadium è diventato un tempio dell’intrattenimento, ed i Cowboys restano la squadra di maggior valore globale, oltre a essere vettori di crescita per tutta la NFL.

MA SUL CAMPO… SCENOGRAFIA INVECE CHE STRATEGIA?

Pur con tutti questi mezzi, le performance restano deludenti. Recenti reportage descrivono un’organizzazione più attenta allo “show” che al football vero: giocatori iper pagati, soprattutto stelle, ma ruoli chiave trascurati, scelte tecniche discutibili e un clima interno teso. Soprattutto, il gioco sul campo - difesa e attacco di corsa - è risultato tra i peggiori nel 2024.

CONTROVERSIE CON MICAH PARSONS

La Star pass rusher Micah Parsons, protagonista di una lunga e pubblica disputa contrattuale per un’estensione da oltre 40 milioni di dollari all’anno, ha chiesto ufficialmente di essere scambiato. Jerry Jones ha alimentato il disaccordo con commenti poco sensibili, persino chiamando Parsons con il nome sbagliato e sottolineando eccessivamente alcune sue assenze, nonostante fossero inferiori rispetto a quanto sostenuto. Questi attriti illustrano bene la cultura di gestione centralizzata e conflittuale che impera nella franchigia.

TRADE E DECISONI DISCUTIBILI

La storia recente – e passata – dei Cowboys è segnata anche da scelte di mercato disastrose:

  1. Trade Roy Williams nel 2008:

Dallas cedette una prima, terza e sesta scelta del Draft 2009 ai Detroit Lions per il WR Roy Williams. Williams non superò mai le 600 yard in stagione con i Cowboys e fu tagliato dopo 3 anni. Una resa catastrofica in rapporto al prezzo pagato.

2. Lo scambio per Joey Galloway nel 2000:

I Cowboys cedettero 2 prime scelte (2000 e 2001) ai Seattle Seahawks. In cambio ottennero un Galloway che si ruppe il crociato all’esordio e non tornò mai a essere un WR d’élite. Intanto Seattle con quelle pick costruì una base per la loro ricostruzione.

3. Trade per Trey Lance (2023):

I Cowboys scambiarono una quarta scelta al Draft 2024 con i 49ers per il QB Trey Lance, già dichiarato un bust da San Francisco. Lance non ha giocato snap significativi, è rimasto QB3 e rappresenta l’ennesimo investimento sbagliato in un backup quarterback.

4. Trade per Jonathan Mingo (2024):

Jerry Jones avrebbe insistito per l’acquisizione del WR Mingo via trade dai Panthers, che si sarebbe tradotto in una pick del Day 2, nonostante il rendimento molto scarso al college e da rookie. Un errore tecnico e di valutazione.

5. Trade di Amari Cooper (2022):

I Cowboys cedettero Cooper ai Cleveland Browns per una quinta scelta. In cambio Cleveland ha ricevuto un WR da +1.100 yard a stagione, mentre Dallas ha sprecato un top receiver per praticamente nulla, solo per liberare spazio salariale. Una mossa considerata “il peggior trade del decennio” da molte fonti.

IL “SOLISTA” DELLA FRANCHIGIA

Jones non è solo proprietario, ma si è imposto anche come General Manager, decisione rara e controversa che perdura da oltre 36 anni . Sebbene abbia confermato di aver considerato l’uscita da questo ruolo, resta fermamente al comando, alimentando frustrazione tra i tifosi.

Denzel Washington, grande fan del team, ha espresso chiaramente il suo disappunto: “Not all money is good money, Jerry”.

Non si può ignorare che negli anni ’90, sotto Jones, i Cowboys hanno vissuto la loro epoca d’oro: vittorie multiple al Super Bowl e dominio sportivo. Tuttavia, quel periodo di gloria appare sempre più distante, e molte delle scelte odierne sembrano ispirate più alla retorica del passato che a una reale visione attuale.

PREVISIONE 2025: ANCORA STAGNAZIONE?

Con un modello di gestione che appare fragile, un ambiente interno teso, poche scelte di roster sensate e con tensioni ingaggianti con le stelle chiave come Parsons, le prospettive non sono rosee. Se non c’è un cambio radicale – in ruoli dirigenziali, cultura aziendale e gestione sportiva – la stagione 2025 potrebbe diventare un altro capitolo di mediocrità, nonostante la potenza economica della franchigia.

CONCLUSIONE

Dallas Cowboys incarna un paradosso: un’astronave finanziaria pilotata da un capitano carismatico ma frustrante, la cui autorità centralizzata e le scelte impulsive hanno prodotto spettacolo ma poca sostanza vincente. I fasti degli anni ’90 appaiono sempre più un ricordo per nostalgici, mentre oggi la vera battaglia è recuperare credibilità sportiva. Finché Jones manterrà anche le redini operative, il mix di show-business e autorità incontrastata continuerà a sabotare la credibilità di una delle franchigie più iconiche.

Davide Buzzoni

37enne italiano con una passione sfrenata per lo sport. In questo sito porto le mie conoscenze, la mia scrittura di personalità e creo un hub per gli appassionati della NFL con le ultime news in tempo reale, articoli che trattano le storie dei protagonisti di questo sport, i risultati e un’altra mia passione: Fantasy Football. Trasmettere la mia passione è il mio principale obiettivo.

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