KANSAS CITY CHIEFS

la dinastia al bivio

IL PESO DI UN INIZIO CHE BRUCIA

C’è una sensazione diversa a Kansas City. Non è il solito brontolio di chi sa che l’autunno porterà spettacolo all’Arrowhead; è un rumore più sordo, un ticchettio. I Chiefs hanno aperto la stagione 1–2: sconfitta nella partita inaugurale contro i Chargers (27-21 in Brasile), battuti in casa dagli Eagles (20-17), quindi una timida boccata d’aria con la vittoria sui Giants (22-9). Questi tre risultati non dicono tutto, è solo Week 3, eppure raccontano il tono della squadra: brillantezza intermittente, troppe zone d’ombra, dipendenza estrema da Patrick Mahomes. Le partite ed i numeri parlano chiaro, la lettura non è indulgente. 

Non soltanto che il record è sotto il livello di aspettativa. È che statistiche e percezione pubblica convergono su un fatto: per una franchigia abituata a dominare, ogni sbandata assume un peso morale e mediatico amplificato. In più la storia statistica del campionato è implacabile: le squadre che affondano verso un 1–3 iniziale vedono le loro chance di playoff sgretolarsi drasticamente. Secondo la serie storica che Fox NFL ha sintetizzato, lo scivolone a 1–3 riduce fortemente le probabilità di post-season. I numeri non sono solo un’infografica spettacolare: sono una sveglia per qualunque general manager e un coltello nell’ego di qualunque tifoso. 

Queensbury rule del football: non si giudica una stagione per tre partite, ma se la narrativa prende una piega negativa così presto, rialzarla richiede nervi saldi, profondità d’organico e qualche notte di sonno in meno per lo staff tecnico. È per questo che la Week 4 contro i Baltimore Ravens non è soltanto una partita: è un bivio. La posta in gioco è enorme, sia per i Chiefs che per i Ravens intendiamoci.

1-3 DECISAMENTE PERICOLOSO

I grafici che circolano, quelli che mostrano le percentuali di playoff in base all’avvio stagionale, schiacciano via l’ottimismo superficiale. Se guardi i dati dal 1990 a oggi, le percentuali sono nette: partire 4–0 ti mette in una zona di quasi certezza, partire 3–1 è ancora sano, ma infilare uno 1–3 spalanca la statistica che ti dice: “hai giocato male, e le probabilità diventano poche”. Questo non è fatalismo; è economia delle possibilità.

Per i Chiefs la combinazione è tossica: una difesa che qualche volta non può compensare un attacco incerto, un attacco che dipende in modo sproporzionato da un singolo giocatore, e una lega che non aspetta. Quando la tua annualità è costruita in gran parte attorno a un leader assoluto, nessuno nega che Patrick Mahomes lo sia, allora una falla diffusa nelle skill positions o nella linea diventa una voragine che anche il talento non riesce a riempire. I numeri lo confermano: la storia premia chi parte bene. E se il 1–3 arriva subito, la scalata diventa meno una questione di talento e più di miracolo.

L’ULTIMO FARO

Non cominciamo a riscrivere manuali di deificazione: Mahomes resta un prodigio. Nelle prime 3 partite del 2025 ha prodotto momenti che solo lui sa creare: passaggi improbabili, estensione di giochi, improvvisazioni che trasformano situazioni morte in occasioni. Ma la differenza rispetto ai grandi cicli dei Chiefs non è nella qualità del suo braccio: è nella dipendenza che il roster gli impone. Quando la profondità dei ricevitori è limitata e il gioco di corse non c’è, il quarterback diventa un funambolo a cui tocca camminare su una corda ogni snap. È stancante anche per i fenomeni.

Mahomes ha dato segnali di grandezza anche in queste prime giornate, ma più spesso ha dovuto compensare: riaprire drive con lanci in corsa, creare big play da situazioni negative, cercare Kelce come ancora. La sua leadership resta indiscussa; la domanda è se quella leadership venga protetta dai compagni e dallo staff oppure se durante la stagione si trasformerà in un fardello. I match in cui il QB deve inventare fuori dalle call del playbook sono belli da vedere, ma non sono la strada per una stagione sostenibile.

IL PUNTO DEBOLE: IL GIOCO DI CORSA

La malattia principale di questo inizio si chiama assenza di corsa solida. Nel gioco NFL moderno non serve martellare come negli anni ’70 per vincere, ma serve che il reparto corra sufficientemente da togliere certe coperture medie, comprimere gli schemi difensivi e permettere al passing game di respirare. I Chiefs, dopo tre partite, sono tra le peggiori squadre per yard corse e per efficienza alla portata. Le medie non mentono: senza una minaccia credibile sul terreno la difesa avversaria può aggiungere un raddoppio qui, una pressione lì, e trasformare Mahomes in un bersaglio.

Isaiah Pacheco ha avuto stagioni altalenanti negli ultimi anni e non sta mostrando la continuità sperata, rimane il profilo più fisico, ma non sempre trova spazi o riceve i volumi necessari; Kareem Hunt è più un’arma di passaggio che un driver di yard standard. Per recuperare equilibrio, Andy Reid e il suo staff devono inventare con i personnel package, usare più giochi di misdirection, screens e situazioni che forzino la difesa a restare in piedi. Ma la soluzione non è tattica soltanto: è profondità di roster. Se la panchina degli RB non è affidabile, i giochi diventano prevedibili. Le difese l’hanno capito e stanno reagendo di conseguenza. 

I RICEVITORI

Il reparto ricevitori è l’altro punto critico. Lo smercio di talenti negli ultimi anni, inevitabile nel ciclo di ogni franchigia che costruisce tutto attorno ad un QB, ha lasciato i Chiefs con buone idee ma poche certezze. Alcuni nomi funzionano a sprazzi; altri non hanno ancora dimostrato di poter essere un target “down-to-down”. Tra i punti più evidenti: troppe corse profonde disinnescate, drop in momenti cruciali, poca chimica ad inizio di stagione. Quando Mahomes cerca i suoi compagni, spesso si trova ad affidarsi a tracce segnate dalle difese, o a dirottare il gioco su Kelce. Travis Kelce è, come sempre, la colonna: ogni suo incontro con la palla sembra misurare la consistenza del resto del gruppo. Se a Kelce viene dedicata la copertura di più uomini, il vuoto si allarga rapidamente. Quando la profondità di roster non regge, i drive si allungano, il cronometro si consuma e la pressione sale.

Un dato operativo: il peso delle ricezioni di Kelce nelle prime settimane è netto. Quando un unico giocatore pesa per più della metà dell’impatto offensivo, non stai vincendo grazie all’equilibrio: stai sopravvivendo a singole luci. E nella lunga marcia di una stagione, sopravvivere non basta.

RASHEE RICE

Un punto che ha inciso nelle scelte del front office e nello sviluppo del pacchetto ricevitori è la questione delle sanzioni e delle assenze programmate. Rashee Rice, prima considerato come uno degli assi da costruire, deve scontare una sospensione per le prime 6 partite della stagione 2025; il suo ritorno ai training facilities è previsto questa settimana, ma la sua assenza in campo ha creato un vuoto significativo nelle opzioni di Mahomes, soprattutto nella fase medio-corta e nelle slot routes, dove Rice poteva fare la differenza. La sospensione ha lasciato lo staff senza un target affidabile per i down intermedi e per situazioni d’urgenza, se aggiungiamo l’infortunio durante la prima partita del promettente ma giovane Worthy il quadro è completo.

La gestione della roster continuity è un lavoro sottile: una pedina che manca per 6 partite costringe la creatività dell’allenatore ma anche la pazienza della tifoseria. E quando in una squadra così costruita il turnover di WR è alto, il prezzo spesso lo paga la produzione offensiva.

ANDY REID: L’UOMO DELLA CREAZIONE

Andy Reid è l’architetto che ha resuscitato e poi elevato i Chiefs a dinastia. La sua reputazione non si mette in discussione in trenta secondi: chiamate intelligenti, schemi che esaltano la libertà di Mahomes, fiducia in un playmaker che può fare la differenza in molte modalità. Ma anche i grandi architetti devono reinventarsi quando le fondamenta cambiano.

La domanda, oggi, è come Reid si adatterà: continuerà a puntare tutto sulla creatività del QB e sperare che chilometri di talento compensino carenze di roster, oppure inizierà a scolpire un attacco più protettivo, più metodico, che limiti gli errori e massimizzi i pochi punti di forza disponibili? Le scelte tattiche nelle prossime due settimane, ovvero più protezioni, più screen, più uso dei TE e dei running back come ricevitori, saranno la misura del suo pragmatismo. C’è un secondo livello: la gestione della pressione mediatica. Quando la narrativa si incrina, la stampa e i tifosi punzecchiano e i commenti si fanno aspri. Reid dovrà mantenere calma nello spogliatoio e fermezza nelle sue scelte. La testa di una squadra può piegarsi ancor prima del corpo.

I RAVENS: PEGGIOR AVVERSARIO POSSIBILE ORA

Non è un mistero che Boswell e Baltimore siano lì dall’altra parte con una storia simile. I Ravens hanno avuto un avvio altalenante, con medesimi mal di pancia (problemi nel run game, drop, ricezioni intermittenti) e con Lamar Jackson che sembra vivere la medesima situazione di Patrick. Per questo il confronto diventa ancora più feroce: non è solo una partita di inizio stagione, è un playoff anticipato che ci dirà di più sul carattere delle due squadre e sulle loro ambizioni stagionali. La posta è alta: chi vince respira, chi perde si avvicina pericolosamente al precipizio statistico del 1–3. Se le risonanze storiche dicono qualcosa di utile, la prossima domenica sarà un punto di snodo ben più pesante di una normale Week 4. Entrambe le franchigie lo sanno e si stanno preparando come se fosse dicembre inoltrato.

DOVE SI VINCE CONTRO BALTIMORE

Se Andy Reid volesse un piano in due pagine da esporre sul sedile del pullman, sarebbe qualcosa del genere:

1. Rianimare il gioco di corsa — non serve correre per 200 yard; serve un mix di portate che costringa la difesa a non riempire il box. Mettere Pacheco in situazioni di gap running e sfruttare Hunt come opzione di passaggio immediato. Usare i motion per far muovere la linea difensiva.

2. Proteggere Mahomes a ogni costo — più slide protections, più tight end in aiuto alla linea, meno dropbacks lunghi da pocket. Ridurre il tempo di ricezione medio per togliere stress al polso e alle scelte.

3. Semplificare i reads — più quick game, più screens, più play che usano il movimento e la velocità dei ricevitori sulle tracce brevi; costringere la secondaria dei Ravens a decidere in fretta e spesso sbagliare.

4. Mettere pressione su Lamar — la difesa deve giocare situazioni da “takeaway”; forzare Jackson a lanciare in condizioni non ideali. L’ultima partita ha subito parecchi sack. Se la linea difensiva trova un modo per metterlo sotto stress, la partita si può inclinare in senso favorevole.

Queste regole non sono magiche, ma sono pragmatismo: quando il rischio è alto e l’orizzonte stretto, il minimo margine può diventare vittoria. La diversità di schemi e l’adattabilità del coaching staff faranno la differenza.

DIFFERENZE NON BANALI

Se vincono: la narrazione cambia. Un 2–2 con una vittoria su un avversario diretto come Baltimore rimetterebbe la squadra in carreggiata, ridurrebbe la paura statistica e darebbe il tempo, prezioso, di far rientrare assenti, aggiustare il reparto ricevitori, e far riposare le ferite. La fiducia, ricorda, è un’energia che si alimenta: una buona vittoria può rimettere in moto l’intera macchina.

Se perdono: la stagione diventa una rincorsa. I Chiefs finirebbero 1–3 e vedrebbero la percentuale di raggiungere i playoff scendere drammaticamente secondo le serie storiche. Non è matematicamente impossibile, ma diventa una corsa con meno margine di errore: ogni partita costerà doppio, eventuali infortuni assumeranno un peso esponenziale e la pressione mediatica potrebbe forzare scelte affrettate. La sensazione che la dinastia sia vulnerabile si trasformerebbe in un’ombra pesante sopra il front office. 

MAHOMES UOMO E LEADER

C’è un elemento che i numeri non dicono, o che dicono male: la testa. Patrick Mahomes è il simbolo vivente della franchise e la sua risposta mentale alla pressione è cruciale. Se Mahomes mantiene calma e leadership come é riuscito a fare perfettamente finora, diventa una risorsa che cura i contagi negativi nello spogliatoio; se invece la frustrazione prende spazio, allora anche la miglior tattica si incrina. I filmati delle ultime settimane mostrano Mahomes parlare ai compagni, scuotere la testa dopo gli errori ma anche restare concentrato. Questo non cancella le difficoltà tecniche attorno a lui, ma è una boccata d’ossigeno: un capitano che guida motiva più della migliore frase motivazionale di un coach.

IL VALORE DELLA PROFONDITA’

Una lezione che le grandi franchigie hanno imparato è che il talento assoluto paga, ma la profondità decide il percorso. Nel corso di una stagione lunga 17 partite, infortuni e slumps capitano. Squadre che possiedono ricambi affidabili in RB, WR e OL reggono meglio i periodi difficili. I Chiefs oggi devono misurare ogni mossa: esercitare fiducia sui giovani, dosare minuti e cercare di risparmiare energie per i mesi decisivi. Questo è il lavoro del general manager: scegliere quando andare sul mercato, quando puntare su free agent o promuovere giovani. Le scelte fatte nell’estate influenzeranno il clima autunnale. E chi decide ora pagherà il conto alla fine.

EPILOGO: LA DOMENICA CHE CONTA

La partita contro Baltimore non è solo un match di calendario. È una fotografia che può cambiare la storia della stagione. Le percentuali storico-statistiche di FOX non condannano in modo assoluto, ma pongono una verità umile: il 1–3 è un terreno pericoloso. Per una franchigia che ha fatto dell’efficienza offensiva e dello spessore mentale i suoi tratti distintivi, è una chiamata alla prova. I Chiefs hanno ancora il talento, l’esperienza e la leadership per riscrivere la narrativa. Hanno anche le fragilità che rendono ogni snap una potenziale svolta. Domenica, quando l’orologio partirà e il primo snap taglierà l’aria, non sarà solo il gioco dei singoli: sarà la misura di una squadra che deve decidere se restare dinastia o imparare a glissare la caduta. Chi vincerà domenica? Vedremo. Ma sappiamo questo: la posta non è mai stata così alta così presto.

Davide Buzzoni

37enne italiano con una passione sfrenata per lo sport. In questo sito porto le mie conoscenze, la mia scrittura di personalità e creo un hub per gli appassionati della NFL con le ultime news in tempo reale, articoli che trattano le storie dei protagonisti di questo sport, i risultati e un’altra mia passione: Fantasy Football. Trasmettere la mia passione è il mio principale obiettivo.

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